Visite oculistiche neonatale e pediatrica: quando vanno eseguite?

28 marzo 2019
Visite oculistiche neonatale e pediatrica: quando vanno eseguite?

La visita oculistica in età neonatale 
Uno dei parametri che dovrebbero essere controllati nei neonati al momento della nascita è la vista. Già in ospedale un oculista dovrebbe verificare la presenza di malformazioni congenite o infezioni agli occhi legate al parto. Anche in assenza di problemi la visita andrebbe poi ripetuta intorno ai 6/9 mesi d’età in modo da intervenire precocemente, se necessario, su una serie di problematiche che con il tempo risulterebbero irreversibili.
L’esame in assoluto più utile che viene eseguito durante questi controlli è il “test del riflesso rosso”, un test di screening che permette:

  • di riconoscere patologie e difetti visivi come distacco della retina, cataratta congenita, retinoblastoma o glaucoma;
  • di iniziare terapie nei tempi più adeguati ad evitare gravi conseguenze per la vista.

L’esame si basa sul passaggio di un raggio luminoso attraverso i mezzi trasparenti dell’occhio (cornea, cristallino, vitreo, retina) fino al fondo oculare. Se si riscontra sulla pupilla un riflesso rosso, significa che l’occhio è sano; un’alterazione del riflesso rosso indica invece la presenza di una patologia che va approfondita. 
In Fondazione Poliambulanza, dove il dr. Miglio dirige l’Unità Complessa di Oculistica, questo test viene eseguito su tutti i nuovi nati. Nel primo anno di vita andrebbe poi ripetuto dai pediatri, ed è proprio per questa categoria di professionisti che Poliambulanza organizza da anni un corso di formazione volto ad insegnare la corretta esecuzione ed interpretazione del Test del Riflesso Rosso.

 

La visita oculistica durante i primi anni di vita
In assenza di problemi riscontrati alla nascita o nei primissimi mesi di vita, si consiglia di portare un bambino dall’oculista intorno ai tre anni. Entro quest’età, grazie ad una accurata visita, è possibile individuare e correggere eventuali anomalie refrattive attraverso la prescrizione di occhiali adeguati e tenendo sotto controllo la motilità oculare, così da garantire al paziente una corretta funzionalità visiva da adulto. È importante sottoporre un bambino a una visita oculistica anche se non lamenta particolari disturbi o fastidi, in quanto alcune patologie risultano essere asintomatiche, almeno durante le fasi iniziali. 
Tra le patologie dell’occhio più comuni durante l’infanzia figura sicuramente l’ambliopia, meglio nota come “occhio pigro”, che colpisce circa 5 bambini su 100. In presenza di patologie come lo strabismo o la cataratta, il cervello abitua solo l’occhio “sano” a lavorare, annullando progressivamente quello “debole”, che può arrivare anche a perdere totalmente la capacità visiva. L’ambliopia può essere facilmente curata attraverso appositi occhiali o tramite l’applicazione di cerotti, ma è fondamentale che venga diagnosticata in tempi rapidi. In particolare, se la malattia viene evidenziata e trattata:

  • prima dei 3 anni, la sua correzione è garantita nella quasi totalità dei casi; 
  • tra il 3° e il 4° anno di vita può essere curata, ma talvolta il recupero non è totale; 
  • dopo i 6 anni è molto probabile che diventi inguaribile. 

È infatti durante i primi anni di vita che si sviluppa il sistema visivo dei bambini. Se il cervello non riceve uno stimolo adeguato da uno dei due occhi durante questo periodo, imparerà ad ignorare le immagini provenienti da quell’occhio indebolendolo progressivamente.

 

Visita oculistica e abitudini famigliari: contano entrambi?
Spesso i genitori credono che portare il proprio bambino dall’oculista sia sufficiente a garantirgli uno sviluppo visivo ottimale o comunque la giusta correzione di difetti visivi e patologie dell’occhio. In realtà anche le abitudini quotidiane possono influire la vista dei più piccoli, il cui sviluppo è condizionato da fattori genetici, maturativi e ambientali e continua fino a circa 9-10 anni.
Negli ultimi anni una delle peggiori “abitudini” che ha compromesso la vista dei più piccoli è il diffuso utilizzo di smartphon e tablet: secondo i ricercatori, infatti, a causa della tendenza ad osservare schermi a piccole distanze per molto tempo, l’occhio tende ad allungarsi e a sviluppare miopia (soprattutto nei soggetti già predisposti). Entro il 2050 si conta che lo sviluppo tecnologico causerà miopia a circa il 50% della popolazione mondiale e i più a rischio sono proprio i bambini.
Al contrario, giocare all’aria aperta è quasi una “medicina” per il benessere degli occhi: la luce solare favorisce infatti lo sviluppo della dopamina, un neurotrasmettitore endogeno che rallenta l’allungamento dell’occhio e quindi lo sviluppo della miopia.